giovedì 19 febbraio 2015

Mesta ed errabonda- Charles Baudelaire

Dimmi, talvolta ti s'invola nel cuore,
Agata, lungi dall'oceano nero
dell'immonda città, teso a un diverso
di sfavillante luce oceano, chiaro
come verginità, profondo e azzurro?
Dimmi, talvolta ti s'invola il cuore?
Consola le fatiche nostre il mare!
il vasto mare! e quale mai demonio
questa virtù sublime d'assopirci
ha dato al mare, rauco canto cui
fa eco, in alto, il suono rimbombante
dell'organo grandissimo dei venti?
Consola le fatiche nostre il mare!
il vasto mare! Via, portami via,
o vagone! e tu, nave, via, lontano,
più lontano! Dei nostri pianti è fatto
questo fango! - E' poi vero che talvolta
il cuor d'Agata triste dica: Lungi
dai rimorsi, dai crimini, da tutti
i dolori, o vagone, via lontano
rapiscimi, e tu, nave, più lontano?
Come lontano sei mio paradiso
profumato, ove sotto un cielo terso
tutto non è che amore e gioia, dove
ciò che si ama è sempre degno d'essere
amato! dove il cuor sprofonda
nel mare della pura voluttà!
Come lontano sei mio paradiso
profumato! Ma il verde paradiso
degli amori infantili, le canzoni,
le corse, i baci, i fiori, i violini
che vibrano al riparo di colline,
gli orci di vino fra i boschetti, a sera,
-Ma il verde paradiso degli amori
infantili, innocente paradiso
di furtivi piaceri pieno, è forse
più lontano dell'India e della Cina?
Si potrà rievocarlo con le grida
lamentose e animarlo ancor con una
voce argentina, il paradiso pieno
di furtivi piaceri ed innocente?

Charles Baudelaire- Mesta ed errabonda

La lirica proposta si fonda, sostanzialmente, sull'opposizione tra la città (descritta come un ''nero oceano'') e gli splendidi mari tropicali (che sono metafora per una qualsiasi realtà alternativa a quella contemporanea all'autore) descritti come ''paradisi profumati''.
La città risulta, agli occhi dell'autore, corrosa dall'interno ed irredimibile: dopo che il denaro ha assunto un ruolo sempre più centrale nella vita degli uomini, arrivando addirittura a prendere il posto degli altri valori (quali l'altruismo, la bontà, la bellezza...), il poeta riesce a percepire questa situazione attraverso la sua particolare sensibilità, e cerca di ''fuggire'' da tale realtà, proiettandosi in paradisi esotici in grado di mascherare le brutture della società (collegandosi al tema del viaggio, non a caso, Baudelaire utilizza figure quali la nave, o il vagone, macchine simbolo della modernità, ma al tempo stesso strumenti necessari per raggiungere località esotiche ed incontaminate).

La città assume caratteristiche maggiormente tetre e paurose attraverso il dominio del colore nero nella sua descrizione: essa è un ''nero oceano'', dove proprio  il termine ''nero'' vuole sottolineare la morte di ogni valore, e di ogni componente spirituale degli uomini.
Contrapposta a questa realtà squallida, i paradisi  tropicali, si caricano allora di un valore aggiuntivo: essi diventano luogo della gioia innocente e infantile, permettendo all'uomo un ritorno inaspettato alla sua condizione di fanciullo, ignorando quella condizione di degrado e malessere del suo tempo.

Naturalmente questo viaggio esotico e il recupero dei valori infantili non è possibile, dato che, in maniera molto eloquente, proprio l'autore, nel verso finale del componimento, si chiede (con una domanda che sembra retorica e carica di ironia) se sia effettivamente possibile tornare a quella condizione.

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