giovedì 5 febbraio 2015

Giovanni Pascoli- Dall'argine

Posa il meriggio sulla prateria.
Non ala orma ombra nell'azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica; via via
fila e si perde.



Ho nell'orecchio un turbinìo di squilli,
forse campani di lontana mandra:
e, tra l'azzurro penduli, gli strilli
della calandra.
Giovanni Pascoli- Dall'argine


Il componimento riportato, rientra perfettamente nelle liriche di gusto ''impressionistico'' spesso scritte da Giovanni Pascoli; egli, con pochi versi, riesce a delineare attraverso i caratteri più essenziali, un paesaggio, nel quale si trova immerso, e che sembra averlo portato a ricordare alcune esperienze passate.

La prima strofa è caratterizzata da una staticità quasi assoluta, interrotta, solo per un breve momento, dal fumo che, tuttavia, dopo poco tempo svanisce nel cielo.
Solo dopo aver udito il suono delle campane della mandria , e del canto della calandra, l'autore sembra ''riemergere'' dalle proprie rimembranze, e tornare alla vita reale.
Le due strofe possono rientrare nell'opposizione ''calma vs agitazione'', dato che la prima, presenta una staticità quasi sacrale, mentre la seconda è caratterizzata da rumori che simboleggiano la vita.

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