lunedì 9 febbraio 2015

Giovanni Pascoli- Il tuono

IL TUONO

E nella notte nera come il nulla,

a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì, di madre, e il moto d'una culla.


Giovanni Pascoli- Il tuono

La lirica sembra il proseguimento del testo ''Il lampo'', come si può dedurre a partire da primo verso, ed in particolare da ''E'', e dalla ripresa dell'immagine della ''notte nera come il nulla''.
Entrambe le liriche, inoltre, presentano una forte componente relativa alla percezione sensoriale: in ''Il lampo'' prevalgono le percezioni visiva, mentre ne ''Il tuono'' prevalgono quelle uditive, che vogliono far immedesimare il lettore e fargli percepire l'atmosfera del temporale; il ritmo più calmo degli ultimi versi è probabilmente riconducibile alla fine del nubifragio.

Elemento centrale del testo è sicuramente il tuono, il cui rumore, rappresentato attraverso il valore fonico delle parole e il ritmo veloce dei versi, spaventa l'animo degli uomini che sono paragonati ai bambini: il tuono fa leva sulla parte più infantile dell'uomo e lo spaventa, riportandolo alla condizione puerile; a questo punto risulta centrale la figura del ''nido'', qui rappresentato dalla madre del bimbo, che consola l'infante dalla paura per il rumore, e l'uomo dalla durezza della vita.

Nessun commento:

Posta un commento