“LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” è un’esposizione
temporanea, presso il Chiostro Del Bramante a Roma, dal 29 ottobre 2016 al 19 febbraio 2017,
incentrata su una raccolta di opere di arte contemporanea legate al tema
dell’amore.
La forza della mostra sta proprio nella scelta di un tema
tanto universale come l’amore che, anche se con modalità diverse, incontra la
vita di tutti prima o poi. Questo sentimento, che nasce come privato ed
esclusivo, trova un grande spazio interamente dedicato, all’interno del quale non
viene inteso in modo univoco, ma è rappresentato nelle sue diverse forme,
attraverso le interpretazioni degli artisti, che ne evidenziano tutte le
possibili sfaccettature: dolcezza, passione, gelosia, rabbia, malinconia, solo
per citarne alcune.
In questo contesto, il pubblico gioca un ruolo fondamentale:
non gli viene chiesto di visitare un museo, ma di vivere un’esperienza ricca di
emozioni, provare sentimenti reali attraverso diversi stimoli. Diventa
assolutamente protagonista, ad esempio, nel momento in cui lascia un proprio
pensiero sulle pareti, concepite proprio per diventare una grande pagina che
parla d’amore, attraverso le testimonianze di tutti, perché se è vero che le
opere esposte degli artisti sono il motivo centrale dell’esposizione, riguardo
l’amore non esistono specialisti o conoscitori più esperti di altri.
Un altro spunto che permette un’intensa partecipazione per il
pubblico è la possibilità (che in realtà è un vero e proprio invito) di
fotografare le opere, contrariamente alle tradizionali esposizioni artistiche,
e di condividerle sui social network con l’hashtag ufficiale #chiostrlove, per
trasportare l’esperienza museale nella realtà multimediale, evidenziando il
continuo processo di evoluzione del museo, sempre più orientato all’integrazione
con la tecnologia.
Il percorso nell’esposizione inizia proprio con le opere
“LOVE” ed “AMOR” entrambe realizzate da Robert Indiana, che fa immergere
immediatamente il fruitore nel clima della mostra: i due quadrati di lettere
condensano il motivo principale dell’agire umano e del fare artistico (fare
arte è sempre un atto d’amore) in due parole che si fanno materialmente concrete
ed invadono lo spazio con forza ed irruenza, proprio le caratteristiche
dell’amore nel momento in cui si manifesta per la prima volta.
All’interno, l’allestimento si presenta altamente provocante
e quasi eccessivo, caratterizzato da moquette rosa e delle figure di amorini
che segnalano il percorso al visitatore. Questa atmosfera volutamente kitsch è
realizzata attraverso elementi convenzionalmente associati alla sfera del
desiderio ma, al tempo stesso, provoca il visitatore, chiedendogli di
comprendere le opere esposte nel profondo, senza fermarsi alla forma esteriore.
Danilo Eccher, il curatore della mostra nonché ex direttore
della Galleria d’Arte di Bologna, ha volutamente creato un’atmosfera
artificiale spinta all’estremo per dare l’impressione di un “paese dei balocchi
contemporaneo” dove, tuttavia, l’atmosfera forzatamente festosa, nasconde, in
realtà, un trattamento molto più riflessivo del tema. “Questa mostra non vuole
dare risposte, ma permettere a chiunque di rivivere la dimensione dell’amore
attraverso frammenti e suggestioni” afferma il curatore che, ispirandosi ai
videogiochi, crea degli ambienti che sfidano l’intelletto del visitatore
attraverso diversi stimoli, fino alla sala conclusiva, la più “instagrammata”
della mostra, con l’esposizione di Yayoi Kusama “All the Ethernal Love I Have
for the Pumpkins”, all’interno del quale il visitatore può meditare sul viaggio
emozionale compiuto, circondato dalle proprie proiezioni, in uno spazio
irreale.
LE OPERE
Il percorso della mostra viene spiegato attraverso le audio guide
che, in via eccezionale, per questa mostra sono ben cinque: John, Coco, Amy,
David e Lily, cinque compagni di viaggio che guideranno il visitatore
attraverso le sale, cercando di rendere la visita leggera ma, al tempo stesso, accattivante
e suggestiva.
Di seguito sono riportate alcune delle opere che meglio
riescono a condurre il visitatore al cuore della mostra, colpendo direttamente
la sfera emozionale più autentica, commuovendo, ma al tempo stesso proponendo
delle riflessioni su determinati aspetti dell’amore, che gli artisti hanno condensato
nelle loro creazioni, per poter comunicare universalmente le loro esperienze.
L’opera “Smoker #3” di Tom Wesselmann rappresenta una bocca femminile intenta a fumare. Queste
labbra, con un acceso senso erotico e sensuale, vengono considerate proprio per
il desiderio che queste suscitano nell’amante. Quello rappresentato è un amore
carnale, attraente quanto inafferrabile, proprio come il fumo che si perde
nell’aria. L’artista indaga la figura della “femme fatale”, attraverso una sua
rappresentazione stereotipata ereditata dal mondo del cinema, l’ideale della
donna che sfugge e, nella sua indipendente supremazia, non si cura delle
angosce che infligge all’amante.
Joana Vasconncelos, con il suo “Red indipendet Heart #3”,
riesce ad esprimere in pochi secondi, attraverso la lentezza della rotazione
del cuore e la malinconia della melodia del fado, il lamento per la perdita
della genuinità dell’amore, che si è smarrito nella banalità dei luoghi comuni
quotidiani. Proprio attraverso elementi di poco conto, quali posate di plastica
rosse, l’artista realizza il suo grande cuore, riccamente ornato, simbolo della
perfezione e della ineguagliabile bellezza del sentimento originario, troppo
svilito dalla ripetitività.
In “VBSS.003.MP”, Vanessa Beecroft celebra la donna e la
possibilità di un amore multiculturale, emblema della famiglia moderna. La figura
femminile è presentata con la stessa ieraticità di una scultura sacra, e sembra
legarsi direttamente alla rappresentazione del tema della “Madonna con
bambino”, proponendo, tuttavia, una nuova scena di epifania, dove l’elemento
divino viene rintracciato nell’universalità dell’amore che riesce a scavalcare
le barriere dettate dalle differenze
culturali.
Anche Marc Quinn,
ispirandosi a modelli secolari (alla statuaria classica in questo caso) realizza
attraverso una forma “antica” un’opera tanto attuale quanto commovente: “Kiss”,
la rappresentazione di un bacio tra due portatori di handicap realmente
sposati. Il merito dell’artista sta nella resa assolutamente dignitosa del
soggetto, che non viene osservato da un punto di vista superiore, evitando di
cadere in un facile pietismo. Attraverso il trattamento serio del soggetto, emerge
chiaramente la volontà di considerare
l’amore Vero, nella sua concreta imperfezione, e non come sentimento astratto,
lontano dalla reale esperienza vissuta.
L’ultimo ambiente ospita
l’installazione “All the Eternal Love I Have fot the Pumpikns” realizzata da
Yayoi Kusama. La sala è gremita di zucche-lanterne a pois e delimitata da
pareti di specchi che danno la sensazione di trovarsi in uno spazio irreale ed
infinito, che sfugge alla comprensione razionale, all’interno del quale
l’artista chiede di abbandonarsi. Solo immergendosi completamente in questa
esperienza si può comprendere lo spunto proposto dall’autrice, che invita a
riflettere sulla differenza tra la realtà concreta e le costruzioni illusorie,
che spesso si confondono nelle prima fasi dell’innamoramento.
Nel complesso, il merito più
grande della mostra è la capacità di trattare un tema semplice ma, al tempo
stesso, delicato come l’amore senza cadere in una eccessiva sdolcinatezza, anzi
riuscendo a sviscerare le sensazioni ad esso associate in maniera coerente e completa.
Risulta vincente la sfida che vede il sentimento come nucleo fondamentale di
una esposizione, poiché si allarga la fascia del pubblico interessato a fruire
questo tipo di esperienza, e la visita stessa diventa un percorso di scoperta
dell’arte quanto della propria interiorità.
Nessun commento:
Posta un commento