sabato 14 gennaio 2017

La Galleria Nazionale





La Galleria Nazionale di Roma  è la più grande collezione di opere d’arte contemporanea italiana, con oltre 4.400 opere di pittura e scultura e circa 13.000 disegni e stampe di artisti prevalentemente italiani dall’Ottocento e Novecento. La direttrice Cristiana Collu ha voluto cambiare il logo ed il nome della Galleria, abolendo il precedente appellativo di “Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” trasformandolo nel più breve “La Galleria Nazionale”, per sottolineare l’assenza di confini tra i periodi storici, ed inserire le opere in un discorso unitario.
Il titolo dell’attuale allestimento “Time is out of joint” è ripreso dall’ “Amleto” di Shakespeare, nel quale l’espressione indica come il regolare succedersi degli eventi, secondo la legge, sia stato interrotto dall’uccisione del padre di Amleto. Proprio l’impossibilità  di intendere il tempo in modo lineare e tradizionale è il tema centrale della Galleria, che sottolinea l’assenza di punti di riferimento cronologici ordinari ad accompagnare il visitatore nel museo.
Il tempo viene dunque inteso come un flusso, caratterizzato da scatti, vuoti, fratture e distorsioni, ed è una concezione che accompagna il visitatore anche fuori dall’esposizione, poiché le informazioni e le immagini a cui si è esposti nel quotidiano, evidenziano questa assenza di linearità, in favore del frammento.
Le opere vengono affiancate in base alle relazioni che si possono instaurare tra loro: si è preferito scegliere l’emozione come criterio organizzativo, piuttosto che realizzare una tradizionale esposizione cronologica o organizzata per temi. Attraverso questo sistema si elimina l’imbarazzo di un eventuale visitatore non consapevole della storia dell’arte, o degli artisti, di un dato periodo storico permettendo, al tempo stesso, di comprendere l’opera attraverso un percorso proprio che scavalca la cultura scolastica, colpendo direttamente i sentimenti. Questa prospettiva, che permette di esprimersi con un linguaggio più semplice e diretto, pone le basi per aprire le porte del museo ad un pubblico più vasto.
La parete e lo spazio interno diventano un palcoscenico, un luogo simbolico dove il tempo disarticolato può manifestarsi, mostrando collegamenti o fratture in modo quantomeno suggestivo.
L’allestimento, nonostante questa modifica nell’assetto generale, continua a valorizzare l’opera nella sua singolarità ed unicità; se da un lato, viene sacrificato la diretta attinenza cronologica, dall’altro, sono valorizzate le relazioni (parola chiave della mostra) che si possono instaurare tra epoche diverse. Il discorso che lega le opere presenti in uno stesso ambiente può essere continuamente rimodellato dal contributo del visitatore che, grazie all’apparente “disordine” espositivo, si sente libero di inserirsi in questa rete di relazioni ed interpretarla in modo autonomo. La direttrice, infatti, ha dichiarato apertamente di non essere interessata a dare un punto di riferimento al fruitore, che viene invitato a crearsi un proprio percorso.
In un certo senso, sembra che il progetto alla base dell’esposizione voglia instaurare un dialogo tra la storia dell’arte intesa in senso tradizionale, ed un'altra parallela, che trova il suo motivo centrale nella possibilità di colpire il visitatore direttamente nella sfera delle emozioni.
La sala dell’Ercole
Image result for galleria nazionale d'arte moderna time is outLa sequenza che vede succedersi il “mare” di Pascali, “Ercole e Lica” di Canova e “Spoglia d’oro su spine d’acacia” di Penone, nella prima sala, è una delle immagini più suggestive del museo, in relazione alla possibilità di un accostamento “diverso” delle opere.
Ercole, al centro della sala, viene raffigurato da Antonio Canova in un attimo sospeso, immediatamente precedente allo sfogo della sua energia con il lancio di Lica nel mare. Proprio il mare di Pascali viene collocato in asse con il gruppo scultoreo, in un dialogo che non si limita a richiamare l’episodio mitico: i protagonisti del gruppo sono riflessi sulla superficie dell’acqua che funge da “piano-limite” tra la realtà- legata alla singolarità delle due opere- ed uno dei discorsi suggerito dal progetto curatoriale, volto a proiettare la scultura nelle profondità marine, ma al tempo stesso concretamente vicino al visitatore, dato che viene riprodotta al livello del piano di calpestio.
Alle spalle dell’Ercole si trova una superficie bianca tempestata di spine d’acacia, che raffigurano nel complesso una bocca con una lamina d’oro a fior di labbra (sulla cui superficie sono impresse le impronte dell’artista). Questa antitesi, esistente tra il soggetto estremamente delicato- le labbra- ed il materiale duro con la quale è realizzata l’opera, può riscontrarsi nell’Ercole, ma a parti invertite: il momento estremamente drammatico contrasta con la ricerca di equilibrio dell’artista. Si percepisce chiaramente l’imponenza e la monumentalità del gruppo, ma la collera dell’eroe pare essere smorzata dalla necessità di armonia caratteristica del gusto neoclassico.
Un altro possibile percorso interpretativo può partire dal tentativo di comprendere la relazione tra  artista ed il soggetto naturale. Confrontando le opere di Klein, Castellani, Mondrian e Pascali, si può notare come questi, in maniera autonoma e per ragioni diverse, tentino di descrivere la natura attraverso il filtro di un sistema razionale che possa descrivere e regolare il mondo naturale.
Klein e Castellani, affrontano il soggetto naturale trattando il supporto pittorico in modo anticonvenzionale. Klein, indirizzato verso la rappresentazione della profondità dell’animo umano, mette di fronte allo spettatore un’opera che porta quest’ultimo alla contemplazione della propria interiorità, data la piattezza e la profondità del blu sulla tela, facendo esperire direttamente al fruitore la sua ricerca; Castellani, interessato allo studio della luce, modula la superficie dell’opera in modo tale che al cambiamento delle condizioni luministiche, si rimoduli l’opera stessa, in un processo dialogico continuo con l’ambiente circostante.
In Mondrian  è più evidente l’utilizzo della razionalità come medium tra la realtà concreta e quella pittorica, attraverso l’adozione di una griglia (caratterizzata dai soli colori primari, il bianco ed il nero).  L’opera descrive la natura, e nel farlo scende ad un livello più profondo: per questo il prodotto finale appare incomprensibile e lontano dalla realtà che vuole descrivere, perché non ne descrive l’esteriorità, ma direttamente la sua essenza.
Anche nel lavoro di Pascali è evidente l’utilizzo di una griglia volta a racchiudere la vastità del mare in soli 32 mq. “circa”, all’interno di vaschette contenenti dell’acqua le cui gradazioni di blu cambiano per suggerire una maggiore o minore profondità. Nonostante l’opera sia stata concepita in maniera schematica e sia evidente la sua forte caratterizzazione razionale, la sua stessa struttura la rende estremamente flessibile e mutevole, aperta ad un infinito numero di combinazioni e disposizioni nello spazio, allargando le maglie della griglia che la caratterizza.
L’analisi proposta suggerisce solo alcune delle letture plausibili in questo primo ambiente che, come gli altri, si presta ad un gran numero di interpretazioni. Questo ventaglio di possibilità è un indice concreto della libertà alla quale siamo invitati dalla direttrice, la quale ha modificato in maniera importante l’assetto tradizionale della visita museale andando incontro a forti critiche o aperte dichiarazioni di sostegno. Senza entrare nel merito del giusto o sbagliato, bisogna tenere conto del valore di questa operazione, intesa a favorire un intervento sempre maggiore del fruitore.

L’operazione della direttrice si muove nella stessa direzione sperimentata dalla Quadriennale che, attraverso il progetto tracciato dagli undici curatori responsabili, invita il visitatore ad interagire, e non solo a contemplare, con le opere che ha di fronte. La sfida per il futuro sarà sicuramente riuscire a coniugare al meglio questo tipo di esperienza di carattere emozionale con il linguaggio educativo, per riuscire a comunicare il più possibile con il pubblico eterogeneo che si presenta alla Galleria.

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